Calciatori, Pasta e SUV

Trisha a Dome-of-the-Rock in Jerusalem facendo un servizio per AP Radio. Foto da Gianfranco Stara

Nel maggio del 2009 ho imparato che non solo il cibo, ma anche il calcio è uno degli argomenti principali per chiunque voglia passare un po’ di tempo in Italia. E’ successo in modo alquanto strano. Ero uno dei giornalisti che viaggiava sull’aereo del papa per seguire la visita di Benedetto XVI in Giordania, Israele e nei Territori Occupati. Molti di noi erano concentrati sulla possibilità che il Papa facesse una delle sue gaffe nel rivolgersi a ebrei, musulmani e cristiani tra moschee, templi e chiese della Terra Santa. C’era la solita preoccupazione per la sua incolumità perché durante i suoi cinque anni di pontificato è riuscito a offendere i musulmani affermando che il Profeta Maometto era un violento e gli ebrei perché ha accolto di nuovo nella Chiesa uno scomunicato che negava l’olocausto. Ma Papa Benedetto XVI si è dimostrato all’altezza della situazione e con grande umiltà ha lanciato il suo messaggio di pace senza fare errori. L’ho seguito mentre ha visitato il Tempio sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme e l’ho visto togliersi le scarpe e rimanere con le calze. Poi si è recato al Muro del Pianto dove ha infilato una preghiera di pace fra due pietre. A Betlemme, sopra il tetto della casa di una famiglia palestinese, l’ho ripreso mentre assisteva a un’esibizione di bambini palestinesi con il Muro ricoperto di graffiti sullo sfondo.

Papa Benedetto XVI al Campo Rifugiati di Aida, vicino Betlemme. Fotogramma di APTN dal Video girato da Gianfranco Stara.

Mentre eravamo sul tetto a riprendere la cerimonia, Vic van Brantegem, il vicedirettore dell’Ufficio Stampa del Vaticano, l’uomo che ha gestito tutta la logistica per la stampa al seguito del viaggio papale, è venuto su e mi ha chiamato. Ha detto che se il mio cameraman Gianfranco e io volevamo riprendere l’ultimo evento del giorno – l’incontro del Papa con il presidente palestinese Mahmoud Abbas nella residenza presidenziale a Betlemme – dovevamo partire immediatamente.  Avevamo abbastanza materiale sulla cerimonia, così abbiamo preso l’ attrezzatura e siamo scesi per le buie scale dell’edificio.

Gianfranco Stara al Campo Rifugiati di Aida, vicino Betlemme. Foto da Trisha Thomas

Nella via vicino al Muro, Vic ci ha consegnato ad alcuni nerboruti palestinesi. “Svelti, svelti, non perdete tempo, andate con loro.” ha concluso ed è ritornato alla cerimonia. Gli uomini hanno aperto la portiera posteriore di un grande SUV nero con vetri a specchio. Gianfranco e io siamo scivolati sul sedile posteriore. I tre omoni si sono seduti davanti. Erano armati. Il SUV è uscito dal parcheggio e ha cominciato a zigzagare per i vicoli di Betlemme.

“Dove stiamo andando di preciso? Dove si tiene la cerimonia?” ho chiesto agli uomini seduti davanti. Nessuna risposta. Gianfranco ha lavorato molti anni in Medio Oriente e nel Nord Africa. Ha seguito i conflitti e gli eventi in Libano, Iraq, Giordania, Tunisia e Libia. Ha anche seguito la guerra nei Balcani. Possiede un buon istinto e ho molta fiducia in lui. Così sono rimasta leggermente sbalordita quando mi ha detto: “Dimmi i nomi di tre stelle italiane del calcio.” All’inizio non ho capito e non mi è venuto in mente nessun nome. “Coraggio,  Trisha, almeno uno lo devi conoscere!” ha insistito. “Ok,” ho detto, “ Francesco Totti, capitano della Roma. Perché me lo chiedi?”

 

Il capitano dell’AS Roma Francesco Totti su un cartellone a Roma che fa la pubblicità a una compagnia telefonica. Foto di Trisha Thomas.

L’auto ha svoltato un angolo. Gli uomini di fronte hanno continuato a parlottare fra di loro. “Perché ci hanno rapito. Credo che Vic per sbaglio ci abbia consegnato alle persone sbagliate.” ha detto Gianfranco.Il mio cuore ha cominciato a battere forte. “E che cosa c’entrano le stelle del calcio con l’essere un ostaggio?” ho frignato immaginando di venire legata mani e piedi ed essere gettata in uno scantinato pieno di topi da qualche parte. Ricordo il corrispondente di AP Terry Anderson che ha trascorso sei anni come ostaggio degli Hezbollah in Libano. Ricordo il soldato israeliano Gilad Shalit tenuto in ostaggio da Hamas a Gaza.

“Trisha, tutti conoscono le stelle del calcio — e sarai più simpatica ai rapitori se gli parlerai dei giocatori di football.” E Gianfranco ha continuato: “Riceverai un trattamento migliore. Ricordi il calciatore con il codino che è diventato buddista? Roberto Baggio? Tutti lo amano. Poi c’è Maldini, ricordi? L’ex capitano…”

L’auto ha svoltato un altro angolo. “Scusate,” ho detto alla nostra scorta armata con voce più alta, “ci vuole ancora molto per arrivare?” Uno degli omoni si è voltato, ha grugnito e ha annuito. Che diavolo avrà mai potuto significare? Mi sono voltata verso Gianfranco e ho detto in tono lamentoso “Perché dovrei parlare delle stelle del calcio? Non è meglio il cibo italiano? Piace a tutti. Sono brava a parlare di piatti italiani. Sono una vera esperta: pizza, spaghetti al pomodoro, pesto, mozzarella….”

Poi il SUV ha frenato bruscamente. La scorta armata è uscita fuori e ha aperto la portiera posteriore. Siamo scesi per ritrovarci di fronte al palazzo presidenziale. Ufff!

Ho preso il treppiede e rivolta a Gianfranco ho detto: “Dai, su, Gianfranco, tu sai benissimo che Vic non avrebbe mai fatto un errore del genere.”

E Gianfranco ha risposto: “Certo, ma sei tu vuoi lavorare in Medio Oriente è ora che impari i nomi dei giocatori italiani di calcio!”

 

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